A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nella prima parte del nostro itinerario abbiamo esaminato alcune delle
strade senza uscita poste nella nostra zona; non intendo fornire un elenco
esaustivo ma toccare quelle di esse che rivelano interessanti caratteristiche
storiche o artistiche.
Ripartiamo da piazza Cinque Giornate, e percorriamo la via Marcona: superata
la stradina, ora chiusa da un cancello, che portava al casello della ferrovia
ferdinandea (civico 17), ci ritroviamo in una bellissima zona ricca di villette.
In quest'area si trovano due strade senza uscita artisticamente notevoli.
Siamo poco a ovest di viale Campania; qui si trova via De Luigi, traversa
destra di via Marcona (uscendo dalla città), strada contornata da villette a
due-tre piani, di elegante fattura e dotate di eleganti giardini.
Tornando indietro da via Archimede, dirigendosi verso il centro, la prima
traversa sulla sinistra è via Ozieri, circondata da palazzine di tre piani
dell'inizio del XX secolo, eleganti nella loro sobrietà; anche qui la discreta
presenza del verde aumenta la suggestività dell'ambiente.
Non molto distante da qui, un'altra via simile è via Eboli.
Spostiamoci a questo punto in periferia, ove le strade senza uscita ci
comunicano una diversa sensazione, a metà tra l'incompiuto e l'interrotto.
Capita infatti che alcune vie diano l'impressione di non essere state
terminate a causa di modifiche nel piano regolatore. Ne è un esempio la
via Ardigò, interrotta nei suoi due tronchi, e che dovrebbe a breve essere
completata; questa via costeggia la ferrovia e, se non fosse per l'incuria in
cui è versata in questi anni, sarebbe una piacevole passeggiata; accanto ad
essa, ai tre ponti, sorgeva l'antica cascina Malpaga, la cui entrata era
segnalata da un'elegante arcata.
Chi invece volesse trovare il bandolo della matassa della via Monluè, lo
potrebbe fare solo munendosi di una vecchia cartina, da cui vedrebbe come la
strada, che congiungeva il borgo omonimo ad altri borghi circostanti, sia
stata più volte "tagliata" da altre realtà (tangenziale in testa), fino a
perdere la sua originale identità. Su essa, come già menzionato in altra
occasione, sorge la splendida chiesa di San Lorenzo, nell'antico borgo,
perfettamente conservato.
Un altro borgo che ha mantenuto un'aura antica è quello di Morsenchio,
dove pure abbondano le strade senza uscita. Pur non volendo infatti considerare
la via Giraud, in quanto interamente percorribile ai pedoni, possiamo citare
la strada che conduce alla Cascina Merezzate (recentemente ad essa intitolata),
la via Morsenchio e la via Sordello (da notare alcuni rigogliosi giardini
condominiali), mentre si sono ormai perse le tracce della via dei Cistercensi,
che attraversava il borgo di Triulzo Superiore per terminare in via Marignano,
e che era stata in seguito troncata in due spezzoni.
Vogliamo concludere questo excursus con un quartiere di villette, situato
nella zona compresa tra piazza Adigrat e largo Porto di Classe; in esso si
trovano due strade senza uscita: la via Capolago e la via Cironi.
Entrambe si affacciano sulla spina dorsale del piccolo quartiere, la via
Caronti, e lo scarso traffico consente di passeggiare nelle vie in piena
tranquillità; poco distante, chiusa alle auto ma percorribile a piedi è la
via Catania, su cui si affacciano graziose villette e piccoli giardinetti.
Spero di aver dato abbastanza spunti, in questi due articoli, da potervi
invitare a ricercare, finchè resistono, le tracce del passato della nostra
città, per quanto nascoste, talvolta, in strade senza uscita.